21 set 2020

Tutto quello che dovete sapere sui RoBoT-aDViSoR, per decidere se fanno al caso vostro.


Un robot-advisor è un servizio che si avvale di algoritmi informatici per creare e gestire portafogli di investimento, richiedendo poche interazioni e un coinvolgimento limitato da parte degli esseri umani.

Questi “consulenti robot” sono popolari perché forniscono strategie automatizzate sulla base degli obiettivi di investimento di ogni persona, a costi notevolmente inferiori rispetto ai consulenti o ai gestori finanziari umani.

I robot-advisors sono adatti agli investitori alle prime armi o a quelli che preferiscono non intervenire più di tanto, e meno adatti a quelli che vogliono un grado maggiore di controllo e consigli di gestione personalizzati.

Quando furono lanciati presso il grande pubblico, nel 2008, furono promossi come strumenti per mettere la gestione patrimoniale professionale a disposizione delle masse.

Questi “consulenti robot” hanno acquisito sempre più popolarità negli anni soprattutto perché offrono agli utenti un modo semplice ed economico di investire, senza necessità di interagire con professionisti umani e di doverli pagare (anche se in alcuni casi questi servizi sono integrati mediante l’intervento di consulenti in carne e ossa).

Sebbene molti di questi servizi siano promossi esplicitamente in modo tale da richiamare una generazione più giovane, uno studio di Deutsche Bank ha indicato che i clienti dei robot-advisor hanno un’età media intorno ai 45 anni.

Grazie ai loro costi contenuti e alle soglie minime basse che richiedono, i robot-advisor hanno messo il risparmio e gli investimenti alla portata di una nuova fascia di investitori — e possono funzionare anche per quelli più navigati.

SONO PRODOTTI ADATTI A VOI?

Armati di intelligenza artificiale (Ia), i consulenti robot automatizzano il processo di selezione e gestione dei portafogli di investimento, avvalendosi di algoritmi e della modern portfolio theory (Mpt) per scegliere e gestire un ventaglio di asset equilibrati e adatti al cliente in questione. Inoltre questa tecnologia sta evolvendo costantemente, incorporando negli algoritmi su cui si basa i risultati emersi dalle ricerche che hanno consentito a economisti come Eugene Fama e Robert Shiller di vincere il premio Nobel.

Trader, gestori di investimenti e broker professionisti in realtà si avvalevano della tecnologia dei robot-advisors già dagli anni Ottanta, ma le società hanno cominciato solo negli ultimi anni a promuoverli direttamente presso i consumatori. Il primo consulente robot messo a disposizione del grande pubblico è stato Betterment. Lanciato nel 2008, ha oggi in gestione un patrimonio complessivo pari a circa 22 miliardi di dollari.

I robot-advisors oggi si dividono in due categorie principali:

  1. quelli esclusivamente online, come Betterment e Wealthfront,
  2. quelli offerti da società di brokeraggio e di servizi finanziari brick-and-mortar, da Morgan Stanley a Charles Schwab.

Le società tradizionali tendono a puntare su investitori con capitali un po’ più ingenti, richiedendo spesso soglie minime di investimento più elevate e prevedendo costi maggiori — ma offrendo anche la possibilità di interagire con esseri umani.

COME FUNZIONANO?

L’iscrizione al servizio di un consulente robot in genere è un processo semplice, che prevede la compilazione di questionari volti a valutare la propensione al rischio del cliente.

“Un investitore normalmente dà una serie di informazioni sulla sua tolleranza nei confronti del rischio, sugli orizzonti temporali e sugli obiettivi di investimento, e in base a tali informazioni gli viene raccomandato un portafoglio; questo comprende di solito Etf a basso costo, che vengono poi gestiti e riequilibrati in base alle necessità” spiega Keith Denerstein, director of investment products and guidance di Td Ameritrade.

Mentre alcune piattaforme pongono solo domande basilari, altre entrano più nei dettagli per identificare le necessità finanziarie specifiche del cliente e fornirgli consigli basati su una serie di principi.

“Il termine unitario robot-advisor negli ultimi anni è diventato sempre più obsoleto, dato che le società preferiscono termini più specifici come Digital Wealth Service, ‘Consigli automatizzati’, ‘Consulente ibrido’ o perfino ‘Consulente bionico’ per descrivere meglio ciò che fanno” osserva Simon Bussy, director of wealth di Altus ed esperto nel settore delle consulenze digitali.

QUANTO COSTANO?

“Una piattaforma di consulenza robot di solito impone il pagamento di una quota di gestione in cambio dei suoi servizi, tipicamente meno dello 0,50% all’anno” dice Denerstein. Il robot-advisor Essential Portfolios di Td Ameritrade per esempio prevede una commissione dello 0,30%. Il Digital Advisor di Vanguard si prende 4,5 dollari all’anno ogni 3.000 dollari investiti.

Tuttavia, queste quote possono variare a seconda dell’entità del portafoglio. I Personal Advisor Services di Vanguard, che offrono un supporto di fascia superiore abbinando ai robot-advisors  consulenti umani, prevedono una serie di quote progressive:

  • 0,30% per i portafogli compresi fra 25.000 e 5 milioni di dollari
  • 0,20% per quelli compresi fra 5 a 10 milioni
  • 0,10% per quelli compresi fra 10 e 25 milioni
  • 0,05% per quelli superiori a 25 milioni

Altri robot-advisor possono imporre il pagamento di una “spesa” o una trading fee su ogni transazione. C’è poi anche la quota, o la percentuale, richiesta dai fondi nei quali il robot investe.

A ogni modo, il costo complessivo sostenuto da chi si avvale di un consulente robot in genere non supera l’1% del patrimonio gestito.

COME FANNO A GENERARE PROFITTI?

Poiché prevedono spese così basse, i servizi di questo tipo generano sempre più spesso profitti tramite altre fonti di ricavo. Alcuni, come il servizio britannico Wealthify e Scalable, che ha sede a Monaco di Baviera, vendono la propria tecnologia ad altri gestori patrimoniali o professionisti del settore finanziario.

Altri sono intenzionati ad andare al di là della gestione dei portafogli di investimento, offrendo servizi bancari come i conti di risparmio ad alto rendimento. L’idea è quella di incoraggiare i clienti esistenti a tenere investita nel servizio la liquidità in eccesso, oppure di attrarne di nuovi.

Altri robot prevedono un modello ibrido, basato su un mix fra automazione ed esseri umani. Quanto più personalizzati sono i consigli forniti, tanto maggiore è il costo.

Merrill Lynch per esempio offre un servizio di gestione patrimoniale basato su diversi tiers. Il suo prodotto di base è il Merrill Edge Self-Directed Investment, una piattaforma completamente automatizzata che non prevede una soglia minima di investimento. C’è poi il Guided Investing, con un minimo di 5.000 dollari, che prevede alcuni servizi offerti al cliente da esseri umani. Al livello più alto c’è il Guided Investing “top di gamma” che, partendo da 20.000 dollari investiti, abbina a un consulente robot la gestione e i consigli personalizzati one-on-one da parte di un essere umano.

I VANTAGGI DEI ROBOT-ADVISOR

La gestione patrimoniale personalizzata ha diversi punti di forza.

Sono a buon mercato in rapporto ai consulenti umani

Dato che automatizzano la maggior parte del processo di investimento, o addirittura ogni parte — e per di più non mangiano un granché — i roboT-advisors in genere costano molto meno dei consulenti umani. La loro commissione è compresa fra lo 0,02% e l’1% all’anno del valore del portafoglio, mentre i wealth manager tradizionali fanno pagare il 2-3%, in base a uno studio di Deloitte su un centinaio di piattaforme.

Accettano portafogli di minore entità

I consulenti robot di solito hanno soglie minime di investimento inferiori a quelle richieste dalle tradizionali società di brokeraggio e dai gestori patrimoniali. Betterment per esempio ha una soglia minima di zero dollari, mentre Wealthfront ne ha una di 500 dollari. Come termine di paragone, il robo-advisor di Morgan Stanley prevede un minimo di 5.000 dollari.

Il tipico investitore retail che si avvale di un robo-advisor può avvantaggiarsi potenzialmente di un servizio professionale di gestione del suo portafoglio a un costo assai inferiore a quello chiesto tradizionalmente da un consulente [umano]”, dice Denerstein.

Non richiedono né ricerche né supervisione

Poiché selezionano e decidono autonomamente, le piattaforme basate sui consulenti robot non richiedono grandi input da parte degli investitori. Non bisogna avere conoscenze specialistiche sui mercati azionari, sui rapporti prezzo-utili, sui bilanci o su qualunque altro argomento. Questi servizi sono davvero mirati ai neofiti o ai clienti che preferiscono investire e poi scordarsi la questione.

GLI SVANTAGGI DEI ROBOT-ADVISOR

La gestione patrimoniale automatizzata ha anche alcuni lati negativi.

Non lasciano molta libertà di scelta, e neanche un grado di controllo elevato

I consulenti robot investono in exchange-traded funds (Etf) e mutual fund indicizzati a basso costo (è uno dei modi in cui riescono a contenere i costi). Ma la maggioranza dei servizi non permette all’utente di selezionare i fondi inclusi nel suo portafoglio; inoltre non investe in singoli titoli, in obbligazioni o in forme di investimento alternative più particolari.

Creano un portafoglio di investimento meno personalizzato

I robo-advisors in genere si basano su criteri generali per selezionare un portafoglio o raccomandarlo al cliente. In molti casi spingono il cliente ad accettare un portafoglio basato su uno dei loro modelli preesistenti (alcuni esempi: growth, income, growth + income) a seconda della sua propensione al rischio, del suo profilo di reddito e degli obiettivi di investimento che ha indicato a grandi linee nel questionario.

Non ci si può parlare

Molti robo-advisors, in particolare quelli esclusivamente online, non offrono ai clienti una linea diretta per ottenere aiuto da un essere umano. Gli operatori del servizio clienti, se esistono, sono a disposizione principalmente per rispondere a domande di tipo logistico; non danno consigli finanziari e non spiegano le strategie di investimento.

Non consentono di ricevere grandi consigli finanziari

Malgrado possano fornire alcuni strumenti di pianificazione finanziaria, come i tool per calcolare l’entità della pensione che si riceverà in futuro, i consulenti robot non sono pianificatori finanziari. Si limitano a investire denaro. Ciò significa che non possono darvi consigli su piani e obiettivi a lungo termine di carattere finanziario, per esempio il risparmio in vista degli anni della pensione, degli studi universitari o dei momenti nei quali sorgono necessità monetarie inaspettate.

È per questo motivo che i gestori patrimoniali umani e “i pianificatori finanziari sostengono che i robot non possano prendere il loro posto; non sono sufficientemente sofisticati per poter capire la situazione complessiva o dare consigli a tutto tondo” dice Bussy.

LA MORALE FINANZIARIA

Che facciano al caso vostro o meno, i robo-advisor potrebbero rappresentare il futuro degli investimenti. Secondo il sito di formazione finanziaria BuyShares, il numero di asset gestiti da consulenti robot è aumentato del 178% fra il 2017 e il 2019. In base alle stime del sito il patrimonio totale gestito potrebbe ammontare entro la fine del 2020 a 987,4 miliardi di dollari.

I robo-advisor si occupano di portafogli grandi e piccoli, e di diverse tipologie di investitori. “Un robot a basso costo può aiutare una persona a muovere i primi passi nel mondo degli investimenti, o consentire agli investitori più esperti di risparmiare sui costi” osserva Bussy.

A ogni modo, i robot rimangono adatti soprattutto agli investitori che non vogliono partecipare attivamente al processo di investimento, oppure a quelli che devono partire in piccolo o muovendosi con cautela. In generale non fanno per le persone che desiderano un tocco più personale, un approccio personalizzato o un mix di asset diversificato, e neanche per chi si sente abbastanza sicuro da voler scegliere da sé in che cosa investire.

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