4 apr 2019

Eric Ezechieli (Nativa): ‘L’impresa deve ridistribuire valore alle persone, smettendo di sottrarlo all’ambiente’

Per capire come deve cambiare l’economia, a volte bisogna seguire dettagli e percorsi impensabili. Per esempio quelli della cosiddetta Air rage: la rabbia che scoppia in aria, cioè gli improvvisi episodi di aggressività o d’ira legati allo stress del volo.
Oltre che, naturalmente, a tensioni e a frustrazioni accumulate in altri contesti.

Ebbene, la possibilità che i passeggeri siano colti da air rage è più che doppia quando si passa dalla business class all’economy, da una cabina spaziosa in cui sono serviti e riveriti a quella standard, o low cost. E, secondo Eric Ezechieli, fondatore della società benefit Nativa e promotore di un nuovo paradigma di sviluppo, la ragione è una sola: “Le persone non amano le disuguaglianze, ne subiscono già troppe”.

Il diverso trattamento in aereo, insomma, è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Ma, sempre secondo Ezechieli, serve a rinforzare la consapevolezza che urge un cambiamento nei modelli di business delle aziende: da un sistema basato sull’estrazione e sulla concentrazione del valore – rappresentato magistralmente dal fatto che i 26 uomini più ricchi del mondo possiedono la stessa ricchezza dei 3,5 miliardi di individui più poveri messi insieme – a un sistema rigenerativo, in cui le imprese sono parte attiva di un cambiamento che redistribuisce valore alle persone, smettendo contemporaneamente di sottrarlo all’ambiente.

È con questo obiettivo che sono nate le B Corp: inizialmente in California, poi in molti altri Stati americani, e infine anche in Italia, la prima nazione a riconoscere quelle che da noi si chiamano “società benefit”, grazie a una legge approvata a fine 2015 (n.208/2015).

Di cui proprio Ezechieli, ospite del Salone del risparmio di Milano, è stato promotore: Nativa, l’azienda con cui fornisce consulenza ad altri che vogliano seguirne le orme, è stata la prima in Europa a chiedere di poter essere registrata con uno statuto che esplicitasse come finalità non solo quella di distribuire valore agli azionisti, quindi di fare profitto, ma anche di avere un impatto positivo per la collettività. Dopo svariati tentativi, e dopo aver imbeccato la politica, la sua visione è stata accettata: oggi in Europa esistono circa 700 aziende certificate “benefit”, di cui 200 in Italia.
Seppur con qualche confusione che accompagna sempre un nuovo corso – il registro ufficiale risulta aggiornato solo fino a giugno 2018, e non tutte quelle elencate hanno un sito internet o altre informazioni per cui sia immediatamente comprensibile di cosa si occupano, e come – le premesse e gli obiettivi sembrano condivisi: ridefinire il concetto di valore facendo valutazioni non solo economiche ma anche di impatto socio ambientale, lavorare sulle disuguaglianze e sulla redistribuzione.

Il trampolino di lancio per questo cambio di paradigma arriva d’altronde proprio dall’ambiente. Prendendo come obiettivi di breve periodo la decarbonizzazione e la riconversione energetica, un cammino rigenerativo per le aziende è già tracciato, in ogni settore: dalla filiera alimentare ai trasporti, passando per le infrastrutture e l’edilizia.

Paul Hawken, economista e visionario, ha provato a fare i conti in un libro, poi diventato un progetto, Drawdown, che porta in giro per il mondo, per sensibilizzare la collettività e fornire spunti concreti.
Ripensare l’economia eliminando tutto ciò che può accentuare il riscaldamento climatico, e dunque mettere a rischio il pianeta, costerebbe 20 mila miliardi di dollari: una cifra imponente, considerando che il Pil mondiale è stato complessivamente di 88 mila miliardi nel 2018.
Ma la vera notizia è che in mezzo ci sono poco meno di 70 mila miliardi che possono essere appannaggio di chi sa cambiare: e le B Corp, secondo Ezechieli, sono arrivate per dare l’esempio.

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