26 giu 2021

Il furto di criptovalute più grande di sempre

I fratelli sudafricani di Africrypt e il furto di criptovalute più grande di sempre: oltre 2 miliardi di dollari in Bitcoin

Ad architettare il maxi raggiro i giovanissimi fratelli Ameer e Raees Cajee, 20 e 17 anni, fondatori della piattaforma Africrypt. Ormai non più rintracciabile il denaro sottratto.

di Alessandro Vinci 25 giugno 2021 corriere.it

Diverse fonti lo hanno già definito il più grande furto di criptovalute di sempre. Non c’è da stupirsi se si considera che a sparire nel nulla sono stati 69 mila Bitcoin, al cambio attuale equivalenti a oltre 2,2 miliardi di dollari (poco meno di 2 miliardi di euro). Nessun dubbio sui responsabili: i sudafricani Ameer e Raees Cajee, rispettivamente 20 e 17 anni, giovanissimi fondatori della piattaforma di investimento Africrypt. I quali, dopo averne prosciugato le casse, si sono resi irreperibili scappando con i soldi dei risparmiatori.


Non era un attacco hacker

Che fosse accaduto qualcosa di anomalo i dipendenti della società se n’erano resi conto già ad aprile, quando avevano improvvisamente perso l’accesso ai sistemi di backend. Pochi giorni dopo era stato lo stesso Ameer, Coo della piattaforma, a informare i clienti che Africrypt era stata vittima di un attacco hacker, invitandoli però a non denunciare nulla ad avvocati e autorità in quanto tali azioni avrebbero rallentato il processo di recupero dei fondi. Col senno di poi, una perfetta scusa per guadagnare tempo. Il vero allarme è tuttavia suonato solo nelle ultime settimane, quando i due fratelli hanno smesso di rispondere alle richieste di chiarimenti e messo il portale definitivamente offline. Poi la doccia fredda: incaricato di fare luce sulla vicenda, lo studio legale Hanekom Attorneys di Città del Capo ha scoperto con l’aiuto delle autorità locali che il denaro sottratto non è ormai più rintracciabile. Ameer e Raees lo hanno infatti riciclato attraverso servizi di mixing illegali che, come intuibile dal nome, si occupano di prelevare monete virtuali «sporche» e di sostituirle in cambio di una commissione con un’analoga quantità di criptovaluta proveniente da altri wallet.

Il precedente di Mirror Trading International


Data la situazione, le probabilità che gli investitori riescano a tornare in possesso dei propri soldi sono chiaramente ridotte al lumicino. A peggiorare le cose è inoltre il fatto che in Sudafrica le criptovalute non sono considerate dalla legge prodotti finanziari, perciò l’assenza di una normativa dedicata rischia di assicurare alle vittime ancora meno giustizia. Quanto alla sorte dei fratelli Cajee, c’è la ragionevole certezza che siano fuggiti all’estero. È possibile che, nell’architettare il maxi raggiro, abbiano tratto ispirazione dalla vicenda di Johann Steynberg, Ceo di un’altra piattaforma di criptoinvestimento sudafricana denominata Mirror Trading International, dileguatosi a dicembre dopo aver deliberatamente causato perdite per circa 589 milioni di dollari (493 milioni di euro) ai danni di centinaia di migliaia di utenti. Un rapporto di Chainalalysis l’aveva classificata come «di gran lunga la più grande truffa del 2020» nel settore. A giudicare dagli oltre 2 miliardi bruciati da Africrypt, non c’è dubbio che gli allievi abbiano superato il (cattivo) maestro. Rendendo così ancora più indifferibile un pronto intervento del legislatore.

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